Perché Paris! - commento al sesto giorno

Quanto successo la sera di venerdì 13 a Parigi non ha niente a che vedere con la superstizione dei numeri, né con quella dei giorni. L'attacco del sedicente stato islamico attraverso il fuoco delle armi e il rumore assordante delle bombe non è stato certo una sorpresa. Ciò che potrà avere destato ...

Quanto successo la sera di venerdì 13 a Parigi non ha niente a che vedere con la superstizione dei numeri, né con quella dei giorni. L'attacco del sedicente stato islamico attraverso il fuoco delle armi e il rumore assordante delle bombe non è stato certo una sorpresa. Ciò che potrà avere destato scalpore nei più ingenui è probabilmente l'entità della violenza utilizzata, ma non certo il metodo, né tantomeno la determinazione. I segnali in quella direzione c'erano stati da tempo, tenendo conto anche di quanto già successo proprio a Parigi nel gennaio di quest'anno, sempre nel medesimo quartiere, con Charlie Hebdo nell'arrondissement 11, come se davvero questo numero avesse qualcosa da trasmettere e farci capire. Mentre i terroristi islamici nelle settimane scorse preparavano questo attentato insensato, vigliacco e insopportabile, in Italia abbiamo chiuso l'EXPO vantandoci del fatto di essere stati bravi a preservare l'esposizione universale da qualsiasi attentato. Non solo. Mentre si preparava l'attentato di Parigi, in Italia chi ha difeso con le armi la propria casa è stato accusato di essere un assassino. Eppure l'unica differenza fra casa propria e la propria nazione è il numero di metri quadrati. Niente altro. Non a caso la mancanza più grande che l'Europa ha dimostrato di avere è proprio la forza, la volontà, la convinzione e l'autorevolezza di garantire i ruoli, il dove, come e perché. Il ruolo del genitore è quello di essere argine ed educatore di un figlio, non di fare da amico. Il ruolo di una persona è tutelare lo spazio di casa propria, non di renderla oggetto di scempio da parte di qualsiasi intruso. Il ruolo di un governo è di tutelare la coscienza, la sensibilità e le norme del proprio Paese, che sono espressione dei propri valori morali e materiali. Non è di lasciare che qualcuno distrugga un monumento, oppure di lasciare che altri impongano il loro credo a scapito di un intero popolo. La casa di ognuno, sia essa il focolare domestico oppure i confini di un intero paese, è sacra. Può e deve essere difesa con i mezzi necessari a tutelarne l'integrità. Chi parla con le armi deve essere contrastato con un'energia e un linguaggio adeguato, visto che per comunicare bisogna parlare una medesima lingua, per confrontarsi su un concetto bisogna avere un livello di consapevolezza simile, per combattere chi usa le armi non bastano le parole. Nessuno spiegherebbe mai a un bambino la fusione dell'atomo. Nessuno chiederebbe mai a un anziano di vincere le olimpiadi. Eppure parliamo di globalizzazione e perdiamo di vista i ruoli, facendoci attrarre dall'illusione di una falsa garanzia dei presunti deboli che invece impoverisce e umilia i presunti forti. Viva la società multiculturale e multietnica, direbbe qualcuno. Da noi è pluralismo religioso, mentre loro i cristiani li sgozzano. Da noi apriamo le moschee, mentre a casa loro le chiese le bruciano. Da noi il crocifisso va appeso fuori dalle aule scolastiche, per non offendere chi è mussulmano, mentre a casa loro il corano lo insegnano a scuola. Da noi se solo provi a sollevare eccezioni sei un estremista, mentre troppe persone che si credono aperte avvelenano le menti con una falsa solidarietà, che disconosce ruoli e coscienza, principi e valori. Viva gli europei che sanno prendersi a braccetto e sono tutti Charlie Hebdo, ma poi quando bisogna farsi rispettare se la fanno sotto e danno colpa al padrone di casa, invece che al ladro. Il mondo è di tutti, ma i frutti della terra (tra cui la propria casa) sono di chi li produce. Viva tutto questo perché l'ennesima carneficina sui nostri suoli ce la siamo proprio chiamata a gran voce. E domani tutti a batterci il petto perché saremo francesi, come prima siamo stati Charlie Hebdo e poi ancora prima inglesi, spagnoli e americani. Speriamo solo fra qualche giorno di non trovarci tutti sull'attenti se l'ennesima comunità di mussulmani si indigna perché nelle nostre scuole, a Natale, ci permetteremo di fare il Presepe.

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